Definire in maniera univoca e sistematica cosa significa e-commerce è pressoché impossibile. Oggi più che mai non deve essere una mera “carrellata” di esposizione in una vetrina su uno schermo
Freddamente si può dire che il commercio elettronico è genericamente definito come l’insieme delle transazioni commerciali effettuate via Internet. Tale definizione è però riduttiva dal momento che l’e-commerce non si esaurisce nella semplice transazione, ma può abbracciare anche altre fasi e aspetti della relazione negoziale tra produttore (offerta) e consumatore (domanda).
Oggi più che mai non deve essere una mera “carrellata” di esposizione in una vetrina su uno schermo, bensì, in assenza di tangibilità, accentuata dalla incapacità fisica di libero spostamento, l’e-commerce deve trasmettere la storia, l’emozione, passare se possibile la sensazione tattile dell’acquisto che l’utente si appresta a fare, deve essere un regalo che ci si dona con la sola lettura della descrizione del prodotto e che si perfeziona con l’acquisto che ci si appresta a fare. L’attesa vale tanto quanto la realizzazione del ricevimento del prodotto, che non sarà più merce bensì esperienza.
Come si realizza? Passione, emozione, di chi materialmente realizza l’oggetto, esperienza, creatività, capacità di chi invece materialmente realizza l’e-commerce, con anche l’indiscussa attitudine ad usare mezzi consoni: carpire il momento e il processo adatto da immortalare in video e foto, la posizione giusta, la luce adatta. Insomma in Toscana abbiamo tutto ciò che è necessario, ce lo regalano i 5 sensi, basta solo guardarci attorno, siamo invasi di arte, cultura e natura, abbiamo prodotti tipici d’eccellenza, nei più svariati settori. Quel che occorre è amarli, avere l’occhio per osservarli e non vederli, la sensibilità per raccontarli, la capacità per descriverli usando al meglio quello che la tecnologia propone.
Dopodichè potrei entrare nel tecnico, dicendo che ci sono vari tipi di e-commerce, a seconda che sia b2b o b2c, o tante altre cose ancora. Ma credo che quello che faccia la differenza rispetto a Zalando, Amazon e via dicendo, sia adesso un approccio emozionale che necessariamente debba essere trasmesso. Ora ancora più di prima le persone hanno bisogno di sentirsi raccontare storie belle e chi più della Toscana lo può fare, con i suoi artigiani, con i suoi mestieri vecchi e nuovi, con i locali tipici, con i prodotti manufatturieri, con i suoi vini che sono essi stessi un viaggio, con le olive raccolte a mano tra i terreni terrazzati… non è che possiamo… Dobbiamo raccontare tutto ciò in maniera diversa on line.
Fino a due mesi fa, l’e-commerce pesava in percentuale poco sul volume di fatturato totale delle vendite, scontrava frenando la diffidenza insita in tante persone sulle transazioni economiche via web. Da marzo ad oggi, il volume e il peso relativo a questo settore è cresciuto del 75%, il lock down forzato ha quasi costretto ad acquistare on line. Queste abitudini si protrarranno a lungo, è ineccepibile. Pensate che poi si possa tornare indietro come era a gennaio 2020?
Vi lascio con questa domanda al video dell’intervista ad Alessandro Fusi, che vi racconterà il suo punto di vista da “dietro la scrivania” di chi questi argomenti operativamente li vede tutti i giorni.